La pedagogista risponde. I social sì o no agli adolescenti?

Oramai sappiamo che i telefonini hanno un sistema di programmazione che, inserendo la data di nascita, consentono o meno l’accesso alle app in base all’età dell’utente registrato. Ma è vero che il telefonino è un po’ come il diario di una volta e i genitori non devono controllarne l’uso che ne fa il proprio figlio?

Sì. Il telefonino è considerato dall’adolescente un oggetto molto personale e non deve essere controllato dai genitori, sarebbe come invaderne la privacy e poi farseli nemici.

Ma è giusto proibire l’uso dei social per riuscire a tenere i propri figli sotto controllo e lontano da situazioni spiacevoli?

No, proibire non serve. Sappiamo benissimo che gli adolescenti trovano mille modi per fare ciò che gli si proibisce. Piuttosto è necessario che i ragazzi arrivati ai 14/15 anni abbiano potuto costruire una solida relazione con l’adulto significativo; ovvero una relazione tale, che gli consenta di rendere l’adulto partecipe delle proprie scelte e delle proprie situazioni personali. Se un adolescente sa di poter contare sul genitore, perché non si sente giudicato o accusato o condannato per un errore, sarà lui stesso a renderlo partecipe delle difficoltà o dei pericoli nei quale si può trovare. E comunque l’adulto non dovrebbe mai dare un oggetto complesso come il cellulare, senza informare l’adolescente sull’uso appropriato che ne dovrebbe fare e sugli eventuali pericoli in cui potrebbe incorrere. Educare significa guidare. Se lasciamo l’adolescente solo nelle nuove esperienze, è chiaro che può succedere qualunque cosa. 

Comunque, una relazione idonea è fondamentale, perché se il ragazzo ha paura di coercizioni, punizioni o di sentirsi umiliato per il suo comportamento, non cercherà il genitore in caso di difficoltà ed è proprio questo il momento in cui può trovarsi in situazioni spiacevoli.

pedagogista vietare tiziana cristofari la pedagogista La pedagogista risponde. Social sì o no agli adolescenti? vietare i social tiziana cristofariProibire non ha mai sortito alcun effetto positivo né sui bambini, né sugli adolescenti. 

L’educazione intesa come la vede la scienza pedagogica, ovvero senza coercizione, imposizione e comando, significa senza un indottrinamento di ciò che vuole l’adulto. L’educazione come la intendiamo noi pedagogisti, cultori dello sviluppo psichico e cognitivo adeguato e sano, si basa sulla capacità dell’adulto di creare una relazione con il bambino e l’adolescente e pertanto una comunicazione bidirezionale. La comunicazione non è mai a senso unico, del tipo “io sono l’adulto e tu devi fare ciò che ti dico”. L’educazione è una pratica che permette la costruzione della relazione tra due soggetti che devono saper dialogare tra loro, qualunque età essi abbiano, e consenta a entrambi la scelta individuale dell’altro, senza giudizio e senza imposizione. È solo in questo modo che possiamo permettere ai bambini prima e agli adolescenti poi, di costruirsi autostima e indipendenza che gli consentiranno di non trovarsi in situazioni spiacevoli o, se dovesse accadere, di saper chiedere aiuto.

Quindi la scienza pedagogica ovvero l’educazione, è un percorso in costruzione tra due persone, e soprattutto è un percorso che parte dal genitore…

Esattamente. I bambini e quindi poi gli adolescenti sono ciò che noi adulti gli permettiamo di essere al momento, e ciò che permettiamo loro di diventare nel futuro.

Dr.ssa Tiziana Cristofari